TRADIZIONI ENOGASTRONOMICHE NELL'ARBERIA VULTURINA, http://www.ba

« Older   Newer »
  Share  
ritalxp
icon11  view post Posted on 11/6/2007, 08:11




TRADIZIONI ENOGASTRONOMICHE NELL'ARBERIA VULTURINA

Giuseppe CHIAFFITELLI


Do hami do pimi do rrimi e tè shërbemi eng di dimi ecc., vogliamo mangiare vogliamo bere e vogliamo riposare e di lavorare non ne vogliamo sapere, così recita una vecchia canzone popolare arbereshe che rispecchia molto bene l’indole del maschitano.

image

In questa civiltà contadina, la possibilità di alimentarsi per sopravvivere era legata a quanto avaramente la terra e gli animali offrivano nell’alternarsi delle stagioni ed a quanto si riusciva a conservare per il luogo e rigido inverno.
Sia sulla mensa (tryaza) del povero (tè vapkut) che del ricco (bularit), sia nei giorni festivi che feriali, il re della tavola è stato sempre, ed è tuttora, il generoso vino Aglianico (vera zeze) e, solo nei giorni festivi, per il delicato palato delle donne e dei ragazzi (grat e dijelèt), il dolce e profumato moscato e la frizzante malvasia (vera e bardhè). La sapevano lunga gli antenati (loshat) e gli anziani (pleqt) quando dicevano che bastava pane e vino per mettere tavola. Ma bukè e ver ve tryazan.
Mio nonno (tatè mada imè Sepalia Dominkut) argutamente aggiungeva anche la salsiccia (lèkèngan).
E per noi ragazzi, reduci dai giochi della strada, famelici e sudati, una consistente fetta di pane con un po’ d’olio (ma valt), olio e pomodoro e qualche volta con un po’ di zucchero o di conserva spalmata a mò di nutella ci bastava a sostituire egregiamente la odierna merendina con le brioshe. Quotidianamente ci sfamava il pane, che (quando c’era e non sempre né per tutta la gente) era molto buono ed appetitoso se fresco (bukè a njomè) e migliorava col passare dei giorni (bukè a thatè). Il primo si cercava di non darlo mai ai lavoratori, perché ne avrebbero mangiato molto, il secondo era (ed è tuttora) molto indicato per fare il pane cotto il peperone fritto (persheshi ma zerrin).
Per completare la dieta (mediterranea ante litteram) si impastava la farina (mbbruhij miallt) par fare tagliatelle (tumacet), orecchiete (rikètela), fusilli (fèrretat), manelle (dorsèt), gnocchi (dromsa), strascinati (ingulit e rashkatielat), ravioli (kauunxhela), orecchie di gatto (vesh magia), orecchie di prete (vesh prifti), col termine makaruna si indicava la pasta comprata. Queste si potevano mangiare con ragù (ma lèngu, mishi te kuqe) oppure con i legumi: fagioli (fasulat), ceci (qiqrat), lenticchie (fiert), le cicerchie (groshtè), le fave (batht), piselli bolliti lentamente nella pignata al focolare (tè ziera ta pocia ta vatra) con due spicchi di aglio e sale (di thelba hudra e di flet llaudia e krip) raramente con un po’ di cotica di maiale (lèkur derku).

Carmine Abate vince il “Premio dei lettori”

È stato assegnato a “Il mosaico del tempo grande” (Mondadori 2006) di Carmine Abate il prestigioso “Premio dei lettori”, sezione narrativa, oganizzato dalle biblioteche di Roma. Alle sue spalle si sono piazzati Melania Mazzucco con “Un giorno perfetto” (Rizzoli) e Marco Santagata con “L’amore in sé” (Guanda).
La cerimonia di premiazione si è svolta a Roma al Palazzo dei Congressi, nell’ambito della Fiera “Più libri più liberi”, dal ‘7 al 10 dicembre.
Presentando il vincitore, la madrina della serata Paola Saluzzi ha detto che “Nel Mosaico del tempo grande, che è storia d’amore sensuale, romanzo storico e noir insieme. Abate porta a compimento la sua opera di fusione dei linguaggi e delle culture italiana, arberesh e calabrese già iniziata qualche romanzo fa, regalando al lettore un insieme difficilmente definibile ma irresistibilmente fascinoso”.
Nel corso della serata, è stato premiato anche Soyinka Wole, lo scrittore nigeriano premio Nobel, vincitore della Sezione Internazionale, e Benedetta Craveri, vincitrice della Saggistica con “Amanti e regine” (Adelphi). Il Premio Biblioteche di Roma svolge un ruolo di assoluto rilievo ed originalità nel panorama culturale nazionale.
Innanzitutto ha il merito di premiare libri di qualità. Poi perché è espressione diretta dei lettori (450), riuniti in 22 circoli di lettura. “Un premio fuori dalle lobby”, ha detto la Presidente del Premio Paola Gaglianone, capace quindi, di rappresentare le linee di tendenza e di gusto di un pubblico ampio e diversificato”.
da Il Quotidiano della Basilicata

image
BARILE - Aula Magna dell’I.C. Giovanni XXIII. È ospite gradito per il progetto ETH.NOS (Legge 482/99) lo scrittore Carmine Abate. A fianco Domenico Calderone autore di una tesi di laurea all’Università di Salerno sull’Opera Omnia del noto scrittore originario di Carfizzi (CZ).

http://www.basilicata.cc/artistilucani/arbereshe/gen07-1.htm
 
Top
0 replies since 11/6/2007, 08:11   246 views
  Share